Villa del Trebbio

San Piero a Sieve, Località Trebbio
 

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La prima menzione del Trebbio è quella di una portata al catasto del 1427, in cui il patriarca delle fortune medicee, Giovanni di Bicci, dichiarava di possedere "uno luogo adatto a fortezza per mia abitazione con più masserizie a uso della casa [...] detto Trebbio". Ad oggi non sussistono notizie sufficienti per identificare con precisione il committente e l'architetto del Trebbio. Una consolidata tradizione assegna comunque la ristrutturazione dell'edificio medievale della ville del Trebbio, la prima, in ordine di tempo, delle grandi ville medicee cui l'artista avrebbe lavorato, all'architetto Michelozzo su commissione di Cosimo il Vecchio che ne entrò in possesso nel 1428.

Michelozzo intervenne rendendo omogenee le strutture preesistenti con altri locali di nuova edificazione, inserendo elementi tratti dall'antico ed armonizzandoli con il linguaggio medievale. Il risultato fu la rustica e compatta semplicità di una comoda residenza di campagna già orientata alla nuova concezione della villa signorile, dotata di ampie aree a giardino, prato, corte e due pezzi di vigna. La struttura dell'edificio rimase sostanzialmente immutata dall'epoca di Michelozzo al tempo di Ferdinando I. Con Ferdinando II l'intera proprietà venne ceduta a Giuliano Serragli, che in morte la donò ai padri Filippini dell'oratorio di San Firenze.

Fra la fine del '700 e gli inizi dell''800 la proprietà passò a Marcantonio Del Rosso e, poi, alla chiesa fiorentina. Nel 1865 il Governo Italiano deliberò l'incameramento dei beni ecclesiastici, e la proprietà venne messa all'asta ed acquistata da privati, prima dalla famiglia Colibò e successivamente dal principe Marcantonio Borghese. L'antico complesso risultava fino a quest'epoca intatto nelle sue forme originali, con il giardino quattrocentesco ancora integro e la cappella.

Divenuto in seguito proprietà della famiglia Scaretti, il castello fu interessato negli anni 1936-37 da alcuni interventi di restauro. In particolare fu riportato alla luce il loggiato sul cortile e venne abbattuta una costruzione articolata di rilevanti dimensioni appoggiata sul fianco sud-est. Si devono inoltre a Marjory Scaretti alcune modifiche attorno alla casa e nel giardino.
Davanti alla casa, dove si trovava il prato con i padiglioni di verzura riportati nella lunetta dell'Utens, venne disegnato un semplice giardino formale con spartimenti di bossi e rose. Sulla destra prese forma un rock garden adiacente al muro perimetrale dell'architettura, di gusto tipicamente inglese, e più a destra ancora un frutteto. Sul retro, riparato da una fitta quinta di cipressi, venne creato un prato con un'area appositamente adibita ai giochi all'aperto.

 

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Aggiornato al:
25.05.2022
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416636