Economia
11 luglio 2012
13:50

Operazione Cian Ba 2012, Nencini: 'Lo Stato deve approvare norme più severe sui money transfer'

"Le centinaia di perquisizioni scattate stamani in Toscana, ma anche in Puglia, Lombardia, Emilia e Lazio, e i sequestri di beni e conti bancari disposti dall'autorità giudiziaria conferma l'urgenza di intervenire su un settore come quelli dei money transfer, utilizzati con troppa facilità da numerose aziende cinesi per riciclare denaro o trasferirire all'estero guadagni frutto di tasse non pagate. Una conferma anche all'illegalità diffusa in quel distretto". E' il commento dell'assessore al bilancio della Regione Toscana, Riccardo Nencini, che dopo l'operazione di oggi ne approfitta per ricordare al governo le proposte avanzate al riguardo un mese fa.

"L'anello debole sono i subagenti. Noi – spiega l'assessore - abbiamo proposto allo Stato di introdurre norme più stringenti nella concessione delle autorizzazioni. Sburocratizzare e togliere lacci e laccioli va bene, ma non in questo settore dove è necessario invece stringere le viti. Abbiamo proposto che gli agenti che svolgono la loro attività per conto di istituti stranieri siano sottoposti alla disciplina nazionale. Ritiene necessario anche un sistema di controllo dei beneficiari e una 'soglia limite' per chi riceve denaro e non solo, come oggi, per chi lo invia". Visto che per eluderla basta eseguire il trasferimento in più tranche e con più nomi.

Con le 111 perquisizioni eseguite stamani dai finanzieri dei comandi provinciali di Firenze e Roma si sono concluse le indagini antiriciclaggio nei confronti della societa' finanziaria 'Money2Money' e di agenzie di money transfer ad essa affiliate, che tra il 2010 e il 2011, con le operazioni 'Cian Liu' e 'Cian Ba', avevano già portato a 24 arresti.

Stamani sono stati denunciati 155 titolari di imprese cinesi e 58 prestanome. Sono state sequestrate 52 imprese(21 a Roma, otto a Prato, 11 a Firenze, una a Brescia e una a Livorno), 22 appartamenti e quattro negozi (14 a Prato, otto a Roma, tre a Bologna e uno ad Arezzo), oltre a 103 autovetture e 183 conti correnti.

Delle dodici agenzie di money transfer finite nelle indagini due hanno sede a Prato, due a Firenze, quattro a Roma, due a Milano, una a Padova e una a Napoli. In base a quanto accertato, tra il 2006 e il 2010 le agenzie hanno riciclato circa 50 milioni di euro con la tecnica della 'frazionamento', inviando il denaro in Cina in 1.514 tranches da 1.999 euro - il massimo consentito dalla legge per ogni singola operazione -, nascondendo i reali mittenti dietro prestanome consapevoli, di solito dipendenti o familiari, o usando i nominativi di cittadini cinesi estranei ai fatti o inesistenti. Il denaro, secondo gli inquirenti, era frutto della vendita al nero di prodotti tessili, di borse, di oggetti in pelle e dei guadagni di pasticcerie e ristoranti. Attività che avevano sede a Prato (41), Firenze (26), Roma (36) ed altre province toscane e italiane (21).